Nella mia pratica personale mi piace incorporare tutte le forme di magia che hanno a che fare con l’acqua: dalla semplice e famosa Acqua di Luna, alle Acque Sciamaniche a tutti gli altri tipi di Acque Magiche.

Novembre è il mese in cui preparo le mie Acque Infere.

Le Acque Infere, richiamano la cosmologia greca classica dell’Oltretomba e sono legate ai cinque fiumi che scorrono nell’Ade.  

Questa è generalmente la mia visione dell’Oltretomba e spesso, anche nelle mie meditazioni, quando scelgo di discendere o di lavorare con gli Antenati e le Antenate, è proprio a questa struttura che faccio riferimento.

Bisogna precisare che i Fiumi degli Inferi non sono solo fiumi, ma sono delle vere e proprie Divinità. Infatti, molti di loro erano Divinità primordiali prima della Titanomachia e sono diventati fiumi dopo, spesso come punizione o ricompoensa da parte di Zeus.

In questo approfondimento ho deciso di presentarvi i Cinque Fiumi Infernali.

STIGE

Il nome deriva dal greco antico: Στύξ, Stýx, dal verbo στυγέω, "odiare", ed è noto anche come "Fiume dell'Odio".

È il fiume principale degli Inferi e porta il nome di una Dea figlia di Oceano e Teti.

Secondo Le metamorfosi di Ovidio era la più anziana delle Oceanine e anche Esiodo la riconosce come "la più illustre" tra di esse ed è l'unica che presiede un fiume, lo Stige infernale, del quale ha il compito di custodirne le acque.

Durante la Titanomachia, la battaglia tra i Titani e gli Dei dell’Olimpo, si dice che la dea Styx (Stige) fu la prima a correre in aiuto di Zeus, a schierarsi con lui e a giurargli fedeltà.

Stige era la personificazione dell'odio e unitasi con Pallante, il Titano della battaglia e della guerra generò Nike (la Vittoria), Zelos (l'Ardore), Bia (la Forza) e Cratos (la Potenza). Nonostante fossero tutti dei Titani, si schierarono tutti con Zeus nella guerra contro i Titiani, assicurando così agli Olimpici la vittoria.  

Proprio per ricompensare Stige del suo giuramento di fedeltà, Zeus ricompensò la Dea con il grande onore che gli tutti i giuramenti degli Dei sarebbero avvenuti sulle sue acque. Per sugellare un giuramento un Dio o una Dea doveva bere le acque dello Stige contenuta nella brocca d’oro di Zeus e se ciò che affermava era vero, non avrebbe subito alcuna conseguenza, ma se giurava il falso, la Divinità in questione passava un anno in coma e nove anni lontano dai simposi.

I mortali invece che bevevano dalle sue acque, morivano all’istante.

Le acque dello Stige avevano anche il potere di rendere invulnerabili: Teti infatti vi immerse il figlio neonato Achille tenendolo però per il tallone, che non essendo stato toccato dall'acqua divenne il suo proverbiale punto debole.

Secondo il mito lo Stige girava intorno alla Terra sette volte e si estendeva in nove grandi meandri che formavano una palude, detta appunto "palude Stigia", che ostacolava la strada per arrivare all'Antinferno.

È il fiume su cui naviga Caronte, il Traghettatore che guida le anime appena decedute verso il loro ultimo viaggio. Caronte trasportava solo coloro che pagavano per il viaggio, per questo era usanza mettere una moneta, da parte di un membro della famiglia o di una persona cara, nella bocca o sugli occhi del corpo della persona deceduta, poco dopo la sua morte con lo scopo di assicurare un passaggio sicuro agli Inferi. Coloro che non potevano pagare il dazio restavano bloccati sulle rive del fiume Stige.

ACHERONTE

L'origine del nome può derivare da ἄχερος "stagno", "lago" o da ἄχος "dolore" e ῥέω "scorrere".

Acheronte non è solo un fiume ma è anche il nome di uno Dio figlio di Gaia e di Helios. Durante la Titanomachia, Acheronte diede dell'acqua ai Titani come ristoro, per questo gesto Zeus aveva punito Acheronte trasformandolo in un fiume amaro condannandolo a vivere nel sottosuolo.

Nel Regno dell’Oltretomba Acheronte si unì a Gorgira, o a Orfne, ovvero a una Lampade, una Ninfa Aernale, ancella di Ecate, con cui generò Ascalafo, un demone servo di Ade, che raccontò al Re degli Inferi di come Persefone avesse mangiato i chicchi di melograno, condannandola così al suo destino legato agli Inferi. In seguito Persefone gli gettò addosso dell’acqua dello Stige (o del Flegetonte, secondo altre gonti) trasformandolo in allocco o civetta per punizione. Secondo altre versioni invece, Ascalfo venne schiacciato sotto una roccia da Demetra per vendetta.  

Acheronte è uno dei più famosi fiumi dell’Oltretomba.

Secondo alcune fonti è il fiume principale degli Inferi, superando perfino lo Stige.

È il fiume degli Inferi del dolore, delle pene e dei dispiaceri. Ma è anche un luogo di espiazione.

La Suda, un'enciclopedia storica bizantina del X secolo, descrive l'Acheronte come fiume di purificazione e guarigione, un luogo dove i peccati delle anime venivano assolti.

Tuttavia, altri miti greci raccontato che bere le sue acque equivale bere la morte stessa.

Secondo alcune fonti, l'Acheronte è il fiume principale su cui Caronte fa navigare le anime dal fiume Stige, di cui sarebbe un ramo, suoi affluenti sarebbero i fiumi Cocito e Flegetonte.

Platone nel dialogo Fedone afferma che l'Acheronte è il secondo fiume più grande del mondo, superato solamente dall'Oceano: sostiene che l'Acheronte scorra in senso inverso e dall'Oceano vada verso la terra.

Il termine Acheronte è stato talvolta usato come sineddoche per intendere l'Ade nella sua interezza. 

Virgilio parla dell'Acheronte insieme agli altri Fiumi Infernali all'interno della sua descrizione dell'Oltretomba, collocata nel Libro VI dell'Eneide.

Nell'Inferno (canto III) di Dante, il fiume Acheronte rappresenta il confine dell'Inferno per chi arriva dall'Antinferno

l principale Acheronte si trova in Epiro, regione nord-occidentale della Grecia, nei pressi della cittadina di Parga. È un immissario del lago Acherusia e nelle sue vicinanze sorgono le rovine del Necromanteion dell'Acheronte, l'unico sito oracolare legato alla Necromanzia, conosciuto in Grecia.

L’Acheronte è il più liminale di tutti i Fiumi dell’Oltretomba: destinato per l'eternità a separare il mondo dei vivi dagli Inferi.

Altri riferimenti letterari all’Acheronte si trovano in: Omero (Odissea), Aristofane (le Rane), Euripide (Alcesti), Catullo, Tito Livio, Plinio il Vecchio e Shakespear (Otello).

LETE

Il nome viene da λανθάνω che significa "sono nascosto".

Lete è il fiume degli Inferi dell'oblio (pensate a parole come let-ale; let-argico; tutte le legate al sonno, all’oblio, alla morte).

Entrando nell'Oltretomba, i morti dovevano bere le acque del Lete per dimenticare la loro esistenza terrena.

Non è solo un fiume ma anche una Dea con lo stesso nome che è figlia di Eris, la dea della discordia.

Secondo Esiodo, figli di e figlie di Eris erano:
  • Disnomia, la disobbedienza alle leggi, il malgoverno
  • Ate, l'errore, la rovina
  • Le Makhai, spiriti delle battaglie
  • Ponos, il travaglio, la fatica
  • Lete, l'oblio, la dimenticanza
  • Limós, la fame
  • Algea, i dolori
  • Isminai, i combattimenti
  • Fonoi, gli omicidi
  • Androktasiai, le stragi
  • Neikea, i litigi
  • Pseudo-logoi, le bugie
  • Amfilogie, le dispute
  • Horkos, il giuramento. Per quest'ultimo figlio fu assistita nel parto dalle Erinni, cui sarebbe poi spettato il compito di perseguitare e uccidere chiunque non tenga fede ai propri voti
Secondo altre fonti e tradizioni, Lete era la madre delle Cariti, oppure spesso è ricordata per essere sorella di Thantos (Morte) e Hypnos (Sonno).

Il fiume Lete infatti, scorre attraverso la grotta di Hypnos, il dio del sonno. Il rumore che viene prodotto dall'eco del fiume che scorre all'interno della grotta rendeva improvvisamente stanco chiunque lo sentisse.

Si dice che il fiume confinasse con i Campi Elisi e che tutti coloro che bevevano le sue acque acquisivano ricordi della loro vita mortale ormai cancellati. Per questo viene richiesto alle Anime di bere dalle acque del Lete prima di potersi reincarnare.

Il fiume è presente nel X libro della Repubblica di Platone, dove viene narrato il mito di Er, disceso nell'Oltretomba per conoscere i misteri della reincarnazione delle anime.

Nei frammenti degli orfici troviamo la raccomandazione, agli iniziati che sono giunti nell'Aldilà e si apprestano a entrare in una nuova vita, di bere poco l'acqua per ricordare, chi beve troppo ha l'oblio, ma di cercare di far tesoro del proprio passato per conseguire un superiore livello di saggezza.

Alcune iscrizioni tombali datate al 400 a.C. dicono che i morti potevano conservare la memoria evitando di bere dal Lete e bere invece dal torrente che scorreva dal lago di Mnemosyne (la dea della memoria).

L'opera latina più famosa che ne parla è l'Eneide di Virgilio, nel VI libro, dove le anime dei Campi Elisi vi si tuffano quando devono reincarnarsi dimenticando le vite passate, secondo la concezione pitagorica della metempsicosi. 

Le anime che per fato devono cercare un altro corpo, bevono sicure acque e lunghe dimenticanze sull'onda del fiume Lete (En., VI 714-715).

Il Lete è citato da Dante Alighieri nel Purgatorio: Dante immagina che in questo fiume, situato nel paradiso terrestre, sul monte del Purgatorio, si lavino le anime purificate prima di salire in Paradiso, per dimenticare le loro colpe terrene. Dante lo chiama però Letè, per la sua difficoltà nel riconoscere gli accenti nei nomi di derivazione greca. Accanto al Letè scorre il fiume del ricordo delle cose buone del proprio passato, l'Eunoè; i due fiumi potrebbero essere ricollegati ad antiche fonti di un sito oracolare della Beozia, dove scorrevano appunto Lete e Mnemosine, e dove bevevano i pellegrini.

Sul mito di due fonti di segno opposto sarebbero nati molti episodi di opere letterarie nelle letterature europee moderne, soprattutto nel Quattrocento.

Il Lete viene citato anche da Lucano nella Pharsalia ed  ha un ruolo importante all'interno della tragedia goethiana del Faust, e ricorre spesso anche in poesie di Baudelaire, ne parla anche Ludovico Ariosto, nel suo Orlando Furioso.

FLEGETONTE

Il suo nome significa “Fiume di Fuoco”.

È descritto sia come un flusso di fuoco che come fango bollente.

Il dio Flegetonte viene qualche volta descritto come figlio di Cocito, anche se non vengono date molte informazioni su di lui.

Flegetonte e Cocito sono indicati nella Tebaide di Stazio come due divinità stillanti, rispettivamente, fuoco e lacrime che aiutano Minosse nel giudizio delle anime.

Il Fiume Infernale scorre attorno a Erebo che rappresenta la parte più tenebrosa dell'Ade e confluisce, assieme al Cocito, nell'Acheronte.

Il termine Piriflegetonte è quello più antico, presente nell'Odissea, ove viene menzionato da Circe quando impartisce a Ulisse le istruzioni per evocare Tiresia: egli deve compiere il rituale presso la roccia situata esattamente alla confluenza del Cocito e del Piriflegetonte.

Platone nel Fedone lo descrive come un fiume di fuoco che alimenta una vasta palude ignea. Secondo Platone, nel fiume ardente sono immersi, come supplizio, i parricidi e i matricidi.

Il Flegetonte viene citato nell'Eneide nell'invocazione compiuta da Enea al momento del suo ingresso negli Inferi. L'eroe troiano sta seguendo le istruzioni della Sibilla per raggiungere il Tartaro e rivedere lo spirito del proprio padre Anchise. 

Nelle Metamorfosi di Ovidio, Ascalafo viene asperso con l'acqua del Flegetonte e trasformato in un gufo, allocco o civetta come punizione per aver condannato, con la sua delazione, Persefone a rimanere per sempre nel regno dei morti.

Il Flegetonte compare anche nel Canto XII della Divina Commedia di Dante Alighieri. In esso esso non è un fiume di fuoco, bensì di sangue bollente, dove sono immersi i violenti verso il prossimo (tiranni, omicidi, predoni e ladroni).

COCITO

Cocito è il Fiume degli Inferi del lamento e della disperazione.

È lungo le rive del Cocito che i morti non sepolti si lamentano e piangono, vagando senza meta per cento anni. Se correttamente sepolti, Caronte li traghetterà attraverso il fiume.

Il dio Cocito era anch’egli figlio di Teti e di Oceano.

Aveva una figlia, una ninfa di nome Minta che divenne una concubina di Ade. La ninfa cominciò a dire di essere più bella e nobile di Persefone e che Ade amava di più lei che la sua sposa. Infuriata, Persefone la trasformò nella pianta della Menta. La menta era una delle principali piante usate nei riti funebri greci per cercare di nascondere l'odore della decomposizione.

Proprio come Flegetonte era raffigurato come il fiume di fuoco nella mitologia greca, Cocito è raffigurato come un lago ghiacciato nell'Inferno della Commedia di Dante.

Secondo Dante, il Cocito è situato sul fondo dell'Inferno (nel nono cerchio) ed è un lago ghiacciato nel quale vengono puniti i traditori.

Il lago ha origine dalle lacrime del Veglio di Creta, la statua che rappresenta allegoricamente le età della storia umana e da cui nascono gli altri tre Fiumi Infernali.

Il Cocito è rappresentato come un grande lago ghiacciato diviso in quattro zone concentriche; ogni area è riservata ad un diverso tipo di traditore, la cui posizione varia in base al tipo di tradimento commesso.

Al centro del lago, intrappolato fino al bacino, si trova lo 'mperador del doloroso regno, Lucifero stesso, che tormenta in ciascuna delle sue tre bocche i peggiori traditori nella storia dell'umanità: Giuda Iscariota, traditore di Gesù, Bruto e Cassio, traditori di Giulio Cesare.

Il diavolo stesso, sbattendo le sue ali, congela l'acqua del lago.

Le aree in cui Dante divide il Cocito sono:
  • la Caina: questa prima zona deve il proprio nome al personaggio biblico Caino, assassino del fratello Abele, e infatti in essa sono puniti i traditori dei parenti. Nominata per la prima volta nel girone dei lussuriosi da Francesca da Rimini (Caina attende chi a vita ci spense- V canto, vv. 107), qui le anime sono immerse nel ghiaccio con la testa fuori che guarda verso il basso.
  • la Antenora: la seconda zona deve il proprio nome al personaggio della mitologia greca Antenore, che secondo una leggenda medievale avrebbe tradito la città di Troia consegnando il Palladio a Ulisse e Diomede. Qua vengono appunto puniti i traditori della patria, anch'essi sepolti fino al collo (probabilmente incluso) con il viso (probabilmente) eretto; la loro posizione li espone al vento gelido impedendo loro di lacrimare.
  • la Tolomea: in questa zona si trovano i traditori degli ospiti. Esistono due possibilità sull'origine del nome: una fa riferimento al faraone Tolomeo XIV, che uccise Pompeo dopo che questo si era rifugiato in Egitto a seguito della disfatta contro Cesare nella battaglia di Farsalo, mentre l'altra a Tolomeo di Gerico, governatore della Giudea che uccise Simone Maccabeo e i suoi figli dopo averli invitati ad un banchetto. Particolarità dei dannati della Tolomea è che vi verrebbero precipitati non appena compiuto il peccato, mentre un diavolo prende possesso del loro corpo continuando a vivere per il tempo che gli è assegnato (canto XXXIII, vv. 127-132). Anche qui i dannati sono intrappolati nel ghiaccio con la testa che guarda verso l'alto, il che impedisce loro di piangere poiché appena sgorgate le lacrime si congelano formando un groppo.
  • la Giudecca: l'ultima zona del Cocito deve il suo nome all'apostolo Giuda Iscariota, che tradì Gesù, e infatti qui sono puniti i traditori dei benefattori, i cui corpi sono totalmente intrappolati nel ghiaccio in varie posizioni. Al centro della Giudecca si trova Lucifero e i tre traditori da lui direttamente dilaniati, Giuda stesso, Bruto e Cassio.
 
COME CREARE LE ACQUE INFERE

Lo dico subito: non vi svelerò la procedura con cui io creo le mie Acque Infere.

È una di quelle pratiche per me estremamente intime, che ha richiesto studio e una profonda pratica per arrivare a quelle che sono le mie ricette personali.

Il suggerimento è quello di trovare da voi i componenti per le vostre Acque, magari recandovi proprio sulle sponde di questi fiumi attraverso la meditazione, i sogni, il viaggio astrale o sciamanico.

Oppure usando la divinazione o semplicemente la vostra intuizione.

Potete anche appellarvi alle fonti letterarie e classiche per lasciarvi ispirare.

Create un’Acqua per ciascuno dei cinque Fiumi.

Potete raccogliere acque da particolari fonti o luoghi (penso per esempio alle Acque del Lago Averno in Campania). O usare acqua di palude o lacustri. Potreste scegliere invece di partire da un’acqua caricata durante la Luna Nera o, come nel caso dell’Acqua del Cocito, partire dal ghiaccio, dalla grandine raccolta durante una tempesta o dalla neve.

Le mie Acque Infere contengono elementi specifici: determinate erbe, cristalli, essenze, ma anche elementi come zolfo, cenere, ossa in macerazione, sangue, gusci, terra, rami e foglie in decomposizione.

A livello pratico potete usarle in incantesimi ancestrali o come offerte per le Divinità Infere.

Io le uso anche per un viaggio meditativo a più livelli che mi accompagna nella discesa.

Siate creativi ma soprattutto siate responsabili.

© L’Almanacco delle Streghe