Di Magia dei Venti e Ars Tempestaria avevamo già parlato nell’approfondimento dedicato alla Magia dei Nodi e alla Festa di Ecate.

La Primavera è la stagione dei venti per eccellenza e per questo ho deciso di dedicare un paio di approfondimenti alla Stregoneria dell’Aria.

L’Aria.
L’Elemento più invisibile
(se si esclude il Quinto) eppure così tangibile allo stesso tempo.
L’Elemento liminale, il Velo che separa il Divino dall’Umano.
L’Elemento che determina la nascita e la morte: veniamo al mondo prendendo una boccata d’ossigeno e lo lasciamo esalando l’ultimo respiro.
L’Elemento dell’ispirazione e della comunicazione, anche se l’antico proverbio recita: “verba volant…”, le parole volano via nel vento…
Eppure le parole sono esse stesse fatte di fiato, di aria.
E le parola delle Streghe possono scatenare tempeste!

Le Streghe, la magia più in generale, ha sempre avuto un forte legame con l’Aira, i Venti e con i cambiamenti atmosferici.

GLI ANEMOI

Se vogliamo parlare di Magia e Stregoneria dei Venti, non possiamo non cominciare citando alcuni spiriti.

Gli Anemoi (che significa proprio “Venti”) erano per i greci le personificazioni divine dei venti stessi, figli del Titano Astreo, dio del crepuscolo, e di Eos, l’aurora.

Erano rappresentati con sembianze umane, provvisti di ali (vi ricorda qualcosa?) oppure come cavalli che trainavano il carro di Zeus.

Non si hanno notizie certe sui Culti dedicati agli Anemoi, ma sembra che avessero comunque una certa importanza in città come Delfi, Atene, Titane e Korineia.

I nomi degli Anemoi sono legati ai Punti Cardinali dai quali spira il vento loro associato.

Esiodo nomina solo tre Anemoi, collegati alle tre stagioni dell’anno greco:

Zefiro, il Vento dell’Ovest, collegato alla Primavera e alle prime brezze estive;
Borea, il Vento del Nord, collegato all’Inverno e all’aria gelida e fredda;
Noto, il vento del Sud, collegato all’Estate ai temporali e alle burrasche.

Il riferimento al quarto vento Euro, colui che soffia da Est (o Sud-Est), appare nell’Odissea di Omero.

Più avanti, accanto agli Anemoi principali, sono apparsi gli altri venti secondari diventando in totale otto. Questi otto venti sono rappresentati sulla Torre dei Venti (o Horologion) a pianta ottagonale, situata nell'Agorà romana di Atene. Costruita nel I sec. d.C. dall'astronomo siriano Andrónikos Kyrrestes, fungeva da stazione meteorologica e orologio idraulico. Su ciascun lato dell'edificio erano ben rappresentati, su dei fregi di marmo, le personificazioni di tutti i venti con le loro caratteristiche tipiche.

BOREA – IL VENTO DEL NORD

Rappresentato come Dio a due teste. È un uomo barbuto e alato, possiede una conchiglia nella quale soffia per suscitare i venti. Corrisponde al romano Aquilone.
Borea innamoratosi della principessa ateniese Orizia, ma rifiutato dalla stessa, rapì la fanciulla mentre ballava sulle rive del fiume Ilisso, avvolgendola in una nuvola. Con la sua sposa generò quattro figli.
Era associato ai cavalli e si diceva che nelle fattorie di Erittonio re di Dardania, avesse preso la forma di uno stallone generando dodici puledri che, una volta nati, erano in grado di attraversare un campo di grano senza calpestare le piante.
I Greci credevano che la sua casa fosse in Tracia ed Erodoto e Plinio descrivono entrambi una terra settentrionale nota come Iperborea ("Oltre il Vento del Nord"), dove le persone vivevano in completa felicità e avevano una vita straordinariamente lunga.
Pare che Borea abbia dato un contributo fondamentale per sconfiggere la flotta persiana che voleva invadere la Grecia, scatenando terribili venti di tempesta. Per questo motivo, in sui onore, furono istituite le feste dette Boreasmi.

Oggi da Nord soffia la TRAMONTANA, vento che giunge dalle zono montuose più fredde passando attraverso i monti.

In alcune scuole di pensiero magiche, il VENTO DEL NORD è associato all’AMBIZIONE. Per altre è il Vento del Cambiamento. È freddo, secco e con vibrazioni basse. Associato a incantesimi di distruzione e abbandono. Elimina sentimenti come ansia e gelosia, e tutto ciò che rabbuia l’anima. Il suo colore è il nero.

KAIKIAS – IL VENTO DEL NORD-EST

Kaikias o Caecio, è il vento di Nord-Est rappresentato come un uomo alato che tiene uno scudo rotondo pieno di pietre e grandine.

Oggi da Nord-Est soffia il GRECALE, il vento che sembra provenire dalla Grecia.

APELIOTE – IL VENTO DELL’EST

Veniva considerato portatore di pioggia, benefica per i raccolti, ed era per questo adorato soprattutto dai contadini. Veniva per questo motivo rappresentato come un giovane dai tratti infantili, con una fluente chioma ricciuta, vestito di verde, e con in mano frutta, grano e fiori.

Oggi da Est soffia il LEVANTE, il riferimento al sorgere del Sole.

In alcune scuole di pensiero magiche, il VENTO DELL’EST è associato alla CREATIVTÁ. Per Altre è un Vento di Crescita, di vita rinnovata, d’arte d’intelletto, di potenza. Coinvolge tutti gli inizi, i progetta e la creatività. Perfetto per incantesimi di miglioramento e per la potenza mentale. Il suo colore è il bianco.

EURO – IL VENTO DI SUD-EST

Rappresentato come un anziano avvolto in un mantello, soffia principalmente al sorgere del sole, in associazione a Eos, la Dea dell’aurora, sua madre.

Oggi da Sud-Est soffia lo SCIROCCO, in direzione della Siria.

NOTO – IL VENTO DEL SUD

Detto anche Austro o Ostro, rappresentato come un uomo alato che svuota la sua giara piena d’acqua, o anche come n anziano eternamente pregno d'acqua, altissimo e con il viso che arrivava fin sopra le nubi.
Austro portava con sé caldo e pioggia, viveva nel profondo sud e possedeva un fiato talmente ardente che con esso bruciava intere città e vascelli.
Si pensava che portasse le tempeste di fine estate e autunno di conseguenza era temuto come un distruttore di raccolti.

Oggi da Sud soffia l’OSTRO, che proviene dalle zone delle zone più calde dell’emisfero sud.

In alcune scuole di pensiero magiche, il VENTO DEL SUD è associato al SUCCESSO. Per altre è un Vento fiero e forte, di passione e amore. Da usare negli incanti d’amore, per ritrovare forza e guarigione. Il suo colore è il giallo.

LAPIS – IL VENTO DEL SUD-OVEST

Anche detto Tifeo, o Africo per i romani, è il dio dei venti "malvagi", identificato con il bruciante vento che spira dal deserto libico. Si diceva avesse il potere di far impazzire gli uomini e di riempirne la mente con desideri di omicidi e violenze carnali. È stato paragonato al dio egizio delle tempeste Seth. Viene rappresentato mentre tiene in mano l'aphlaston, la poppa di una nave, perché presagiva un buon viaggio veloce per mare.

Oggi da Sud-Ovest soffia il LIBECCIO, che rimanda alla posizione della Libia.

ZEFIRO – IL VENTO DELL’OVEST

Raffigurato come un giovane alato e seminudo, che tiene in mano un mazzo di fiori primaverili, si diceva che vivesse in una caverna in Tracia.
Nell'Iliade Omero descrive Zefiro come un vento violento o piovoso, mentre più tardi sarà considerato leggero, simile alla brezza e messaggero della primavera.
Innamoratosi del giovane principe spartano, Giacinto, lo contese ad Apollo. Un giorno, accecato dalla gelosia, Zefiro deviò un disco lanciato dal dio, che colpì Giacinto, uccidendolo.
Dai Romani Zefiro veniva chiamato Favonio.

Oggi da Ovest soffia il PONENTE, in riferimento al calar del sole.

In alcune scuole di pensiero magiche, il VENTO DELL’OVEST è associato alla SICUREZZA. Per altre è un vento umido e leggero, da usare per la sfera emotiva, per la fertilità e l’amicizia. Ottimo per la purificazioni personale di oggetti. Il suo colore è il blu.

SCIRONE – IL VENTO DI NORD-OVEST

Raffigurato come un dio alato nell'atto di spargere ceneri ardenti da un vaso di bronzo.

Oggi da Nord-Ovest soffia il MAESTRALE, alcuni sostengono che il suo nome derivi dalla città di Roma, la maestra delle genti, altri sostengono che esso voglia semplicemente indicare che il maestrale è un vento molto presente nel Mediterraneo.

LA STREGONERIA DEI VENTI: TRA LETTERATURA ANTICA E FOLK

Le pratiche, le credenze e i miti che collegano la magia alle alterazioni atmosferiche e alla Stregoneria dei Venti, possono trovarsi in tutti i miti e le culture del Mondo.
Uno dei primi riferimenti letterari lo troviamo nell’Odissea di Omero.

EOLO E L’URNA DEI VENTI

Dopo aver trascorso già dieci anni lontano da casa per combattere la lunga e sanguinaria Guerra di Troia, Ulisse è in viaggio verso Itaca. Uscito indenne dall’incontro con Polifemo, la sua nave giunge presso Eolia, l’isola di Eolo, il custode dei Venti.
Benevolo verso l’uomo, Eolo fa dono a Ulisse di un otre di pelle di capra nel quale aveva rinchiuso e legato con una corda d’argento tutti i Venti contrari, ad eccezione di Zefiro, la dolce brezza dell’Ovest che aveva il compito di guidare Ulisse verso casa.
Messosi in mare, Ulisse custodì l’otre per nove giorni e nove notti, senza mai perderlo di vista, ma l’ultima notte, sollevato dalla vista di Itaca in lontananza, crollò in un sonno profondo.
A questo punto, l’equipaggio incuriosito da quali ricchezze potessero celarsi dentro la misteriosa borsa, sciolsero i nodi d’argento che chiudevano l’otre liberano i furiosi Venti che vi erano contenuti.
Ulisse venne svegliato da una terribile tempesta che portò nuovamente fuori rotta la sua nave, allontanandolo ancora una volta dalla sua amata Itaca, riconducendolo nuovamente sull’isola di Eolo. Di nuovo dinanzi al Sovrano dell’Isola, Ulisse confessò l’errore dei suoi uomini e chiese a Eolo di compiere lo stesso prodigio, ma il Custode dei Venti questa volta rifiutò di aiutare l’uomo perché vedeva nel suo fallimento nel riuscire a tornare a casa un segno che gli Dei erano contro di lui.

Nel quarto secolo a.C., anche il filosofo greco Empedocle usava sacchi di pelle di animale, come quello di Eolo, per catturare il Vento da usare nella sua magia. Nei suoi scritti, ci sono diversi riferimenti nei quali il filosofo parla di molte altre culture vicino alla Grecia che conoscevano e praticavano la Magia Atmosferica, probabilmente si riferiva ai persiani e gli abitanti dei Balcani là dove ora sono Romania e Bulgaria.

MISTERIOSI CABIRI

I marinai greci erano esperti praticanti di Magia dei Venti, come si può leggere per esempio nel poema dell’Argonautica, del terzo secolo a.C. Facevano anche offerte e preghiere a divinità gemelle conosciute come i Kabeiroi, o Cabiri, che potevano far passare velocemente una tempesta più velocemente e calmare i venti.

Sui Cabiri si discute molto.

Si sa che erano antiche divinità minori e legate a culti misterici, onorate in Grecia, anche se non erano elleniche. Alcuni considerarono i Cabiri di origine fenicia, ma questa teoria non è confermata dalle recenti ricerche; pare nel vero l'ipotesi della loro origine frigia.
Si è assai discusso sulla loro natura: divinità della fertilità, o divinità sotterranee, o ancora divinità del mare protettori dei marinai che li invocavano nelle tempeste.
La loro natura sotterranea è confermata dal rito fallico e dalla presenza di fosse sacrificali a Samotracia e a Tebe. Il centro del loro culto era Samotracia dove erano celebrati dei Misteri loro dedicati.
I Greci li assimilarono ai Coribanti e ai Cureti, e nell'età ellenica ai Dioscuri. Presso i Romani furono assimilati a Dardano e a Enea, ai Penati, alla triade Giove, Minerva e Mercurio.
Il loro numero variava, ma la tradizione ci conservò quattro nomi: Axiero, Axiocersa, Axiocerso e Cadmilo. Avevano figlie e sorelle, le Cabiridi; in loro onore si celebravano le feste Cabirie.
Ad ogni modo, la credenza nella stregoneria era così forte nel mondo antico che le cronache dell’epoca narrano di un uomo che fu condannato a morte per aver legato i Venti che impedivano alle navi di entrare in un porto di Costantinopoli nel terzo secolo d.C.

LA FURENTE MEDEA

“L’inferno non conosce furia peggiore di quella di una donna tradita” e se parliamo di tempeste, di Venti e di stregoneria come non possiamo citare la furente Medea di Seneca?

MEDEA

Ti invoco, popolo dei morti, vi supplico, funebri dèi. Tu, cieco Caos, tu, buia dimora del tenebroso Plutone. Anime avvinte alle rive del Tartaro, nell'antro della Morte orrenda, lasciate i vostri supplizi e accorrete a queste nuove nozze. Fermati, ruota che tormenti Issione, sì che tocchi la terra finalmente. Beva senz'ansia le acque di Pirene Tantalo. Pure voi, Danaidi, venite, voi che schernisce la fatica vana di riempire urne senza fondo: c'è bisogno, oggi, delle vostre mani. Ad uno solo, il suocero di mio marito, tocchi una pena più severa. Travolga Sisifo il macigno che rotola giù tra le rupi. Vieni ora, astro delle notti, chiamato dai miei sortilegi, vieni col tuo volto più terribile, in ogni tua fronte minacciando. Per te, al modo della mia gente, io ho sciolto dal nodo i miei capelli e, nudi i piedi, percorso selve misteriose; da aride nubi ho evocato la pioggia, ho respinto i mari nel profondo: e poi che le sue onde erano vinte, Oceano ritrasse le sue acque rigonfie. Il mondo vide, nello stesso istante, il sole e le stelle, sovvertita in cielo ogni legge, e voi, stelle dell'Orsa, toccaste quel mare che a voi era proibito. L'ho sconvolto, io, l'ordine delle stagioni: è fiorita d'estate, al mio incantesimo, la terra, Cerere ha offerto d'inverno le sue messi, l'acqua impetuosa del Fasi è risalita alle sorgenti e il Danubio, che in tanti rivi è diviso, ha frenato per tutto il suo corso le sue onde selvagge. Mugghiarono i flutti, si gonfiò il mare impazzendo nel mentre il vento cadeva. Il folto dell'antica selva perdette tutta la sua ombra all'ordine della mia voce, che vi riportava la luce. Febo si fermò a mezzo del suo viaggio e le Iadi, scosse dal mio incantesimo, tremarono. È tempo che tu assista al sacrificio che ti dedico, Febo! Per te, con le mie mani sanguinose, ho intessuto queste ghirlande, legate da nove serpenti. Ecco per te le membra che furono di Tifeo, il ribelle che scosse il trono di Giove. Qui c'è il sangue di Nesso: lo donò, il perfido traghettatore, mentre esalava la vita. Qui in un pugno di cenere c'è tutto il rogo dell'Eta, che bevve il veleno di Ercole. Ecco, guarda, il tizzo di Altea, la vendicatrice, pia sorella e madre empia. Queste penne, l'Arpia le lasciò nel suo antro impenetrabile, nel fuggire Zete. Queste altre, non dimenticarle, sono degli uccelli dello Stímfalo, feriti da frecce avvelenate col sangue dell'Idra.
Altare, io odo la tua voce. Sì, i miei tripodi si muovono, li vedo, è segno che la dea mi è favorevole. L'agile carro di Trivia è là: no, non è quello che luminosa spinge nella notte di plenilunio, è quello che guida mestamente, con funebre volto, incalzata da terribili fatture, quando stringe alla terra la sua orbita. Spandi così per l'aria un triste lucore con la tua pallida face, getta sui popoli un terrore nuovo, ed in tuo aiuto, o Diana, suoni il bronzo prezioso di Corinto. Per te, su questo altare di zolle macchiato di sangue, io offro un rito solenne; per te ha acceso fuochi notturni la fiaccola sottratta ad un sepolcro; per te, muovendo il capo, a collo riverso, ho detto le mie formule; per te cinge questa benda, al modo dei funebri riti, i miei capelli disciolti; per te è agitato questo ramo, intriso dell'acqua dello Stige per te, nudo il petto come menade, ferirò le mie braccia col sacro coltello. Sgorghi il mio sangue sull'altare! Impara a stringere la spada, mano mia, e non tremare al sangue che ti è caro. Ecco, mi sono colpita, ho versato il liquido sacro. Ti invoco troppo sovente? Te ne lamenti? Io ti prego di perdonarmi. Se continuo a invocare il tuo arco, figlia di Perseo, una sola è la causa, sempre quella: Giasone. Tu impregnale, ora, le vesti di Creusa, sì che, non appena le indossi, fiamma serpeggiante la divori sino al midollo delle ossa. In quest'oro fulvo E c'è, nascosto, un fuoco misterioso. Mi ha dato la sua potenza, insegnandomi l'arte di nasconderla, quel Prometeo che sconta, nel suo fegato che sempre si rinnova, il furto che commise in cielo. Un fuoco coperto di zolfo sottile mi ha donato Vulcano, e da Fetonte mio consanguineo ho avuto guizzi di vivida fiamma. Doni mi ha dato, dalla sua testa centrale, la Chimera, e mie sono, strappate dalla gola ardente del toro, fiamme commiste a fiele di Medusa, cui ingiunsi di tener segreto il loro maleficio. Ai veleni, Ecate, aggiungi degli stimolanti, conserva ai miei doni tutti i germi di fuoco che nascondono. Che ingannino lo sguardo, sfuggano a tutto. Che penetri nel petto e nelle vene il loro fuoco. Si sciolgano le membra, fumino le ossa, e vinca la sposa novella, ardendo nella sua chioma, le fiaccole delle sue nozze. I miei voti vengono esauditi. Tre volte l'audace Ecate ha latrato, tre volte ha sprizzato sacri fuochi dalla sua funebre torcia. Il maleficio è pronto. Ora chiamali, i miei figli, nutrice: con le loro mani porterò alla sposa questi doni preziosi.
 
È interessante notare che per scatenare la tempesta, Medea lascia sciolti i suoi capelli. Vi è sempre stato un legame profondo tra i venti e i capelli delle Streghe, che si credeva fossero capaci di catturare i venti intrecciandoli nei propri capelli per poi liberarli quando li scioglievano creando terribili tempeste.
 
SHAKING SHAKEAPSEARE
 
L’enorme potere delle Tempeste, si ritrova anche nell’opera di Shakespeare.
 
Ne La Tempesta, il mago Prospero e il suo Spirito servitore Ariel creano una tempesta per far naufragare una barca sulle rive della sua isola, mentre nel Macbeth, le Tre Streghe si incontrano tra tuoni e lampi e usano i loro venti per creare una tempesta e affondare una nave.

Ciò che molti non sanno, è che Shakespeare si ispirò ad alcune cronache dell’epoca per le Tre Oscure Favellatrici del Macbeth, in particola a la “Daemonologie of King James” pubblicata nel 1597 che descriveva in dettaglio i famigerati processi alle streghe di North Berwick del 1590. Non solo questo processo aveva avuto luogo in Scozia (dove è ambientata la tragedia shakespeariana), ma le streghe coinvolte confessarono di tentare l'uso di stregoneria per scatenare una tempesta e sabotare la stessa barca su cui si trovavano re Giacomo e la regina di Scozia durante un loro viaggio di ritorno dalla Danimarca.

Nella confessione si legge:

 Inoltre confessò che al tempo in cui Sua Maestà era in Danimarca, accompagnata dalle parti prima nominate appositamente, prese un gatto e lo battezzò, e poi legò a ciascuna parte di quel gatto, le parti più appetitose di un morto, e parecchie giunture del suo corpo, e che nella notte seguente il detto Gatto fu trasportato in mezzo al mare da tutte queste streghe, e così lasciarono il detto Gatto proprio davanti alla Città di Leith in Scozia : fatto ciò, sorse una tale tempesta nel mare, come non se ne è vista una maggiore: quale tempesta fu la causa della morte di una barca o nave che veniva dalla città di Brunt Island alla città di Leith, ove erano molti gioielli e ricchi doni, che avrebbero dovuto essere presentati all'attuale regina di Scozia, alla venuta di Sua Maestà a Leith. Di nuovo si confessa, che il detto gatto battezzato fu la causa per cui la nave di Su Maestà al suo emergere dalla Danimarca, aveva un vento contrario al resto delle sue navi…

La Gran Bretagna è spesso stata legata a Streghe che impegnate nella Stregoneria dei Venti. Il caso più famoso resta forse la famosa “Operazione Cono di Potere”.
 
UNA TEMPESTA CONTRO HITLER
 
Era l'estate del 1940, e il Regno Unito si preparava all'assalto di una minacciata invasione tedesca.
 
Nella città di Highcliffe-on-Sea, si racconta, un gruppo segreto di streghe e ricercatori spirituali decise di fare il possibile per difendere il loro paese. Si dice che si incontrarono in un'antica foresta prima della mezzanotte del 1 agosto 1940, alla vigilia del Sabbat di Lammas.
 
Lì, si dice che abbiano attuato un rituale contro Adolf Hitler.
 
Nel suo libro Witchcraft Today (Stregoneria Oggi, edito Venexia) del 1954, Gardner scrisse che già precedentemente due invasioni erano state contrastate tramite l’uso della Magia dei Venti: la prima nel 1588, quando l'Armada spagnola si arrese dopo essere stata dispersa dalle tempeste, e poi nel 1805 quando Napoleone annullò la sua invasione in Inghilterra.
 
Un racconto popolare inglese racconta che l'ammiraglio britannico al tempo dell'Armada, Francis Drake, si era unito a un gruppo di "streghe del mare" su un promontorio chiamato Devil's Point, vicino al porto navale di Plymouth, per attaccare le navi spagnole in avvicinamento con una tempesta magica. Si dice che nei giorni di nebbia a Devil's Point si possano ancora sentire le voci di Drake e delle streghe che pronunciano gli incantesimi.
 
Mentre all'inizio del XIX secolo, scrive Gardner, un altro gruppo di streghe inglesi lanciò incantesimi per scoraggiare Napoleone.
 
Gardner sostenne che rituali simili furono usati nel 1940 contro il leader nazista da una congrega segreta di streghe che vivevano intorno a Highcliffe:

 "Le streghe fecero degli incantesimi, per fermare lo sbarco di Hitler dopo la caduta della Francia. Si riunirono, alzarono il grande cono di potere e indirizzarono il pensiero verso Hitler: 'Non puoi attraversare il mare' ... proprio come i loro bisnonni avevano fatto a Boney e i loro antenati più antichi avevano fatto all'Armada spagnola ...”

"Non sto dicendo che hanno fermato Hitler. Tutto quello che dico è che ho visto una cerimonia molto interessante eseguita con l'intenzione di mettere una certa idea nella sua mente ... e anche se tutte le chiatte di invasione erano pronte, il fatto è stato che Hitler non ha mai nemmeno provato ad approdare".

Philip Heselton, scrittore britannico, ha fatto ricerche sull'Operazione Cono di Potere ed ha scoperto che ben 17 persone abbiano preso parte al rituale della vigilia di Lammas nel 1940, compresi i membri di una famiglia locale che si diceva discendessero da Streghe.

A loro si unirono diversi residenti di Highcliffe, come Gardner, che si erano incontrati attraverso un gruppo drammaturgico locale chiamato Rosicrucian Crotona Fellowship, che aveva legami con vecchi gruppi esoterici come i Co-Massoni - una forma di massoneria che ammetteva le donne - e l'Ordine Ermetico della Golden Dawn.
Heselton crede che il gruppo si sia incontrato nella New Forest, poche miglia a nord di Highcliffe, vicino ad un antico albero-forca chiamato l'Uomo Nudo, e si sia diretto a piedi verso il luogo scelto per il rituale, vicino ad un bosco chiamato Ferny Knapp Inclosure.

“In una radura circondata da pini, scrive Heselton nel Witchfather, hanno tracciato un cerchio di streghe, il palcoscenico per i loro rituali magici. Al posto di un falò tradizionale - forse per paura di essere avvistati dagli aerei nemici o dalle guardie della difesa aerea locale – hanno usato una torcia o una lanterna che hanno posto ad est del cerchio, in direzione di Berlino, come punto focale per i loro assalti magici. Completamente nudi e nude hanno iniziato in uno schema a spirale intorno al cerchio, arrivando fino all’estasi”.

Esistono opinioni discordanti sulle veridicità dell’Operazione Cono di Potere.

Onestamente ritengo che vero o falso che sia questo racconto, ci dice ancora una volta di quanto le Streghe vivano interconnesse con la Natura che le circonda, con le energie della Terra, e che le parole di una Strega non “se le porta via il vento” ma sono in grado di scatenarlo!

© L’Almanacco delle Streghe