Puoi trovare questo e tanti altri articoli inediti nel mio libro L’Almanacco delle Streghe - Volume I

1. L’ANÁSYRMA

In una famosa tavola di La Fontaine, si vede un demone che viene spaventato dalla vista di una donna che si alza la sottana. Ho scoperto che questo gesto è assai antico ed è conosciuto con il nome di Anásyrma, ed era un vero e proprio rituale sacro, derivante dalla nudità rituale praticata dalle donne. Il gesto dell’Anásyrma molto semplicemente consiste nel sollevarsi la gonna e mostrare la vulva.

Il rito è presente in diversi miti e culture, a cominciare da Baubo, che per rincuorare Demetra dal dolore della perdita per sua figlia Persefone, cercava costantemente di strapparle una risata compiendo proprio questo gesto. Ma possiamo anche ricollegarlo alle immagini di Sheela na Gig, Dea delle Isole Britanniche; o ritrovarlo nei riti che le donne egizie compivano in onore della Dea gatta Bubastis, legata soprattutto sulla sfera sessuale. Anche in India, la dea Maya, per risvegliare gli Dei dal loro sonno mortale, solleva le sue vesti ed espone loro la sua sacra Yoni. Ma questi sono solo alcuni esempi mitologici.

Pare che nella Grecia arcaica, le donne sollevassero le proprie gonne per benedire i campi e renderli fertili. Questo piccolo rito magico, era considerato di buon augurio e scacciava il male, diffondendo armonia, fortuna, amore e tutte le benedizioni rinchiuse nel sacro intimo femminile. Anche a Roma, alcuni riti agricoli dei Floralia, erano caratterizzati dalle donne che correvano nude per i campi per propiziarne la fecondità.

Con il tempo, in molte tradizioni questo gesto assunse un carattere apotropaico, come scherno o mezzo per respingere un nemico soprannaturale. Molte fonti storiche, raccontano di come l’Anásyrma avesse veri e propri effetti soprannaturali.

Secondo Plinio il Vecchio una donna mestruata che si denudava poteva scacciare grandine, turbini e fulmini. Se invece camminava nuda lungo un campo, bruchi, vermi e scarabei sarebbero caduti dalle spighe di grano.

In Irlanda e in Cina, secondo il folklore, le donne alzavano le gonne per scacciare i nemici, mentre in alcune zone dell’Africa, una donna che si denuda e si mette in mostra è ancora oggi considerata una maledizione o un modo per allontanare il male.

In Nigeria, durante le proteste di massa contro l’industria petrolifera, le donne si sono esibite in pubblico nel gesto dell’Anásyrma. Ma forse la protesta più famosa, rimane la leggendaria cavalcata nuda di Lady Godiva per le vie di Coventry per ottenere la soppressione delle tasse imposte dal marito ai propri sudditi.

2. IL GESTO DELLE FICHE

È molto probabile che dall’antico rito dell’Anásyrma sia nato il più noto “gesto delle fiche”: un gesto della mano che viene effettuato inserendo il pollice tra l’indice e il medio, con le altre dita chiuse a pugno.

Il nome di tale gesto deriva dal termine volgare fica, con allusione alla similitudine che la mano in questa posizione assume con l’organo genitale femminile.

Le origini vengono fatte risalire all’epoca degli Etruschi e dei Romani, dove il gesto della manu fica aveva inizialmente un significato apotropaico per esorcizzare gli spiriti dei morti durante i Lemuralia ed è stato rinvenuto su molti amuleti.

Con l’avvento del Cristianesimo ed il conseguente rigetto di molti dei simbolismi pagani, il gesto, definito manu obscena, ha perso ogni significato rituale assumendo esclusivamente una connotazione volgare ed è presente in molti testi letterari e dipinti fino al ‘600. Il gesto viene citato anche da Dante nel canto XXV° dell’Inferno nei versi 1-16, dove l’anima di Vanni Fucci compie questo gesto come atto blasfemo nei confronti di Dio.

Al fine de le sue parole il ladro
le mani alzò con amendue le fiche,
gridando: "Togli, Dio, ch'a te le squadro!

Oggi caduto in disuso nel suo significato originale, sia rituale che volgare, lo stesso gesto viene tuttavia comunemente utilizzato in moltissime regioni d’Italia, in maniera del tutto innocente, nel gioco infantile del “ti ho preso il naso”.

Soltanto in Sardegna tuttora resiste, sia come gesto apotropaico di scongiuro, sia di bestemmia se rivolto al cielo, sia di malaugurio e maledizione se rivolto a una persona.

3. UN POTENTE AMULETO

Il “gesto delle fiche” si è trasformato con il tempo in uno degli amuleti più famosi del folklore e della magia popolate italiana, chiamato appunto manufica.

Sono stati ritrovati esempi di epoca romana e veniva utilizzato anche dagli Etruschi.

Sia come gesto apotropaico che indossato come amuleto, la manufica è usata come protezione magica contro il malocchio. Non è il solo gesto apotropaico legato alle mani e all’allontanamento del male o del malocchio, pensiamo per esempio alla famosa mano di Fatima o alla mano cornuta, ovvero al gesto, tutto italiano, del fare le corna spesso rivolte verso terra per allontanarne il pericolo e le invidie.

La manu fica è ancora oggi un amuleto diffuso a livello regionale in Italia, soprattutto al Sud dove insieme a cornetti rossi e altri ciondoli portafortuna, viene spesso regalato per augurare buona sorte e protezione.

Viene molto usato in Sardegna dove solitamente l’amuleto viene appeso sulla culla del neonato o apposto sulle vesti di grandi e piccini, a simboleggiare la fusione degli organi genitali maschili e femminili. Nella tradizione popolare viene considerato un amuleto portentoso capace di spezzarsi sotto l’influsso degli effetti malefici richiamati dalle persone cui si attribuisce la capacità di arrecare danno con lo sguardo e, una volta assolto al suo compito, (che talvolta dura anche tutta la vita), viene donato ai vari Santi protettori.

4. IL RITO DELLA MANUFICA

La manufica era un amuleto conosciuto anche dai Greci e dai Romani, i quali già da allora vi attribuivano un significato dispregiativo come attestano numerose pitture su pareti e su vasi. A quei tempi e nei secoli a seguire veniva fabbricato sia in metalli nobili quali oro e argento, sia con materiali poveri quali osso, corno, legno di fico ma anche in madreperla, cristallo di rocca, pietre semipreziose oppure con il corallo stesso che, dato il suo potere curativo e protettivo, ne rafforzava il potere del ciondolo stesso.

A Roma, il “gesto delle fiche”, come già accennato, era anche al centro di un importante rituale durante la celebrazione dei Lemuralia le tre giornate di Maggio (9, 11, 13) che gli antichi Romani usavano per cacciare dalle proprie abitazioni i fantasmi dei Lemures, le anime senza riposo, che come delle larve infestavano le case e perseguitavano i vivi.

Il rito in questione era conosciuto come “rito dei fagioli neri (o fave nere)”.

Nelle notti di Lemuralia, il pater familias doveva alzarsi a mezzanotte, lavarsi le mani in una fonte, girare per casa a piedi nudi lanciando nove fagioli neri. Le modalità di lancio cambiano a seconda delle fonti. Secondo alcuni li lanciava dietro le spalle con le mani, senza mai guardarsi indietro. Secondo altri li sputava dalla bocca dietro le spalle, sempre senza guardare mentre con le mani compiva il “gesto delle fiche” creando così con la mani la manufica (da cui poi è nato il famoso amuleto popolare). Il gesto, dal grande valore apotropaico, veniva eseguito proprio per allontanare i Fantasmi e in segno di protezione.

Mentre il pater familias compiva queste operazioni ripeteva per nove volte:

“Haec ego mitto; his redimo meque meosque fabis”

Ovvero:

“Questa è la mia offerta, con questi fagioli riscatto me e i miei cari”

Lo scopo del rito era dunque quello di donare i fagioli neri alle Anime per pagare possibili colpe, come non averle onorate a sufficienza, non aver donato loro degna sepoltura ecc.

A questo punto il resto della famiglia batteva con forza su stoviglie e vasi di bronzo, recitando, sempre per nove volte:

“Manes exite paterni”

Ovvero:

Uscite, Spiriti degli Antenati”

Questa formula rappresentava il desiderio di scacciare dalla casa gli Spiriti indesiderati. Tuttavia nelle categorie di Spiriti dei Defunti per i Romani, i Manes erano spiriti protettori, ben diversi dai Lemures.

Se pensate che in casa ci sia una presenza poco amichevole, potreste anche voi pensare di eseguire un rito simile o che tragga ispirazione da questi antichi riti romani.

Potreste procurarvi un amuleto a forma di manufica da portare al collo, o stamparne un’immagina e metterla vicino alla soglia d’ingresso; o ancora potreste lanciare nove fagioli neri dietro le vostre spalle e fuori dall’uscio di casa, senza guardare indietro, ripetendo l’antica formula romana. Questi sono solo degli esempi di come possiamo adattare gli antichi riti, ai giorni nostri.

© L’Almanacco delle Streghe