NIENTE PIÙ SANGUE

Quando Numa Pompilio riformò il Culto Romano, stabilì anche delle norme sui sacrifici.

Il Re stabilì infatti che: "I sacrifici non devono essere celebrati con lo spargimento di sangue, ma consistere in farina, vino e offerte meno costose” (Plutarco).

Da allora, i sacrifici che si dice abbia istituito per Vesta, Carmenta, Fides e Terminus e per celebrare la fondazione di Roma non prevedono l'uso di sacrifici di sangue.

Numa stabilì anche che:

“Nessun sacrificio deve essere eseguito senza pasto”, riferendosi alla mola salsa che doveva essere presente in tutti i sacrifici eseguiti dal Rex Sacrorum e dai Flamines Maiores.

Da mola salsa deriva il verbo “immolare” il cui significato è proprio quello di “ricoprire con mola salsa”.

La mola salsa era preparata appositamente dalle Vestali. Essendo un elemento essenziale di ogni sacrificio romano eseguito dai più alti sacerdoti, dimostra ancora una volta il ruolo importantissimo svolto dalle Vestali nella religio Romana.

LA MOLA SALSA

Verso la fine del mese di novembre le navi venivano inviate in mare aperto per raccogliere l’acqua. Cotta in degli appositi vasi, l’acqua di mare evaporava lasciando uno strato di sale, considerato sacro, che le Vestali raccoglievano e che in seguito scioglievano in un’altra acqua che avevano prelevato da una sorgente vicino al boschetto sacro di Carmenta. L’acqua prelevate a questa fonte veniva messa in delle giare e trasportata senza mai farle toccare terra. Nel mese di maggio le Vestali raccoglievano i primi chicchi di grano, che venivano immersi in questa salamoia prima di essere arrostiti. Poi il grano salato veniva macinato per ottenere un piatto unico. Alcuni ritengono che a questo punto venisse aggiunto altro sale.  La farina veniva poi distribuita annualmente, il 1° febbraio, al Rex Sacrorum per i suoi rituali mensili, al Flamen Dialis che compiva sacrifici quotidiani e ai Flamines Martialis e Quirinalis. 

Prima di immolare qualsiasi offerta sacrificale, bisognava cospargerla con la mola salsa prodotta dalle Vestali.

Oltre a essere usata in maniera “sfusa” aspergendola sul sacrificio, la mola salsa veniva anche impastata in focacce.

IL PANE DEGLI DEI

La mola salsa era anche la focaccia sacra utilizzata nei riti religiosi dell’antica Roma.

Veniva offerta alla divinità, distribuita in piccoli pezzi ai credenti, quale atto di purificazione.

Sostanzialmente, la mola salsa era una focaccia di farro, salata in superficie. La sua preparazione, esclusivamente concessa alla Vestali, seguiva un rituale particolarmente rigoroso.

Il farro doveva essere raccolto, a giorni alterni, nel periodo compreso tra le none e le idi di Maius (dal 7 al 15 maggio), mese sacro alla dea Maia, protettrice dei raccolti e della vegetazione. Il raccolto era portato alla Casa delle Vestali, le quali provvedevano a sgranare le spighe, tostare i grani e macinarli finemente.

La farina così ottenuta veniva impastata con acqua di fonte sacra e manualmente formata in tondi schiacciati da mettere a cuocere nel forno del Tempio di Vesta.

Contemporaneamente, le Vestali preparavano la muries: un condimento formato da sale triturato nel mortaio, posto in una terrina e mescolato con acqua, sempre di fonte perenne. Dopo averla sigillata con gesso, le Vestali inserivano la terrina nel forno sacro, allo scopo di asciugare l'acqua in eccesso. Con la muries veniva cosparsa la mola salsa appena sfornata.

Nelle case private, si presume, che la mola salsa venisse realizzato dalle figlie della famiglia sotto la direzione della Domina.

OFFERTA PER I DEFUNTI

Le Vestali preparavano anche un altro prodotto, simile alla mola salsa, a base di grano e sale, che veniva distribuito ai Littori che accompagnavano i Sacerdoti e le Vestali. 

Quando qualcuno moriva in casa, e la maggior parte dei Romani moriva nel proprio letto, la casa e la famiglia dovevano essere purificate. Questo comportava una serie di rituali oltre al funerale del defunto.

Un rituale in particolare vedeva i Littori sacerdotali arrivare con il sale e il grano. Questo veniva cosparso nelle stanze come una sorta di offerta ai Manes che si erano trattenuti intorno al defunto. Il tutto veniva poi raccolto, insieme a qualsiasi malattia o male presente, e depositato in un luogo appropriato fuori dalla città.

LA FESTA DEI FORNAI

Il grano dunque (o i cereali, in generale) da sempre elemento presente nei culti misterici, era ancora una volta assai presente in una delle celebrazioni più importanti di uno dei culti più importanti d’occidente.

Ovidio racconta che l'ultimo giorno delle Vestalia, le Idi di giugno, divenne una festa per le persone che lavoravano il grano, come i mugnai e i fornai. Essi prendevano il giorno di riposo e appendevano ghirlande di fiori e piccole pagnotte alle loro macine e ai banchi delle botteghe.

PREPARARE UN'OFFERTA A VESTA

Come le antiche Vetali, anche noi oggi possiamo preparare la nostra focaccia rituale come offerta a Vesta.

Accendete una candela rossa e mettetela vicino al forno. Preriscaldate il forno a 200 gradi.
Unite 2 tazze di farina di farro, 1 cucchiaio di lievito in polvere, 3/4 di cucchiaino di sale, 4 cucchiai di margarina e 3/4 di latte di soia. Impastate, aggiungendo farina se necessario. Stendete l'impasto e tagliatelo dei pezzi rotondi con una tazza.
Disponete su una teglia non unta e cuocete per 12-15 minuti.

Una volta sfornati, benedite i pasticcini recitando qualcosa tipo:

Vesta, questa è la mia offerta in tuo onore,
accoglila e benedicimi con il tuo nutrimento e il tuo amore.

Mettete uno o più pasticcini sull'altare come offerta a Vesta e gustate/condividete il resto con la vostra famiglia.

Il giorno seppellite le offerte in natura.

© L’Almanacco delle Streghe