Quando parliamo di Streghe e Stregoneria, le immagini comuni sono quelle legate a calderoni, scope, sfere di cristallo, gatti neri, rituali sotto la luna piena… ma è difficile che si associ la figura della Strega o l’Arte della Stregoneria all’Arte della Tessitura.

Se ci pensiamo, è strano perché invece la mitologia e folklore sono pieni di riferimenti alla magica arte della tessitura.

Dopo aver parlato della tradizione del Giorno della Conocchia, oggi viaggiamo un po' attraverso le culture e le tradizioni che hanno sempre visto la tessitura come un'attività magica e divina.

TESSITRICI MITOLOGICHE E ANTICHE

Le mitologie di tutto il Mondo sono piene di Divinità che filano o di eroine legate alla tessitura.

In Giappone, la Dea del Sole, Amaterasu, è considerata la patrona e l’inventrice della filatura e della seta. Per i Nativi Americani la vita e l’intero universo sono creati e tessuti dalla Donna Ragno. In Egitto invece troviamo Neith, il cui simbolo era un telaio, cosicché divenne la dea della tessitura, da cui derivò il nome di tessitrice. In questo ruolo di dea delle arti domestiche era protettrice delle donne e guardiana del matrimonio. Nella mitologia norrena, la dea Frigg fila nubi con la rocca ingioiellata dalla costellazione nota in norreno come Friggerock, la cintura di Orione. 

La letteratura greca ci narra poi di tantissime donne collegate a questa magica arte. Pensiamo a Penelope (il cui nome significa proprio: Tessitrice), che tesse e disfa ogni notte la sua tela, impegnandosi in una sorta di incantesimo che le permette di guadagnare tempo evitando così di dover sposare un altro uomo (e ci riesce per ben quattro anni!); o ad Arianna, che possiede il gomitolo di filo d’argento che guida Teseo nelle oscure profondità del labirinto del Minotauro e gli permette di ritrovare la strada per tornare indietro (simbologia di una discesa infera e della seguente risalita). O ancora pensiamo alla tracotanza di Aracne, talmente orgogliosa della sua padronanza nel tessere, da scatenare le ire di Atena e venir trasformata nell’animale tessitore per antonomasia: il ragno. Per non parlare di quelle figure come Moire, Parche, Norne, Matrone, Fate tutte patrone della tessitura del destino degli uomini (il Fato appunto) secondo quel concetto per cui la vita di ogni persona è una corda nel loro telaio e la lunghezza della corda rappresenta la lunghezza della vita dell'individuo. 

In età romana, come già nel mondo greco ed etrusco, la filatura della lana, era una delle attività per eccellenza della domina tanto da essere citata nelle epigrafi funerarie oppure da essere raffigurata sulle tombe, spesso nelle mani della defunta, a indicarne le virtù domestiche. In alcuni casi gli stessi strumenti per filare, come rocche e fusi, erano anche inseriti nei corredi funerari delle donne.
 
LA TESSITURA NELLE FIABE: METAFORA DELLA CONDIZIONE FEMMINILE
 
Nelle fiabe il tema della filatura è strettamente intrecciato alla condizione della donna, al suo ruolo nella società dell’epoca o all’universo femminile.

La fiaba della Filatrice Pigra dei fratelli Grimm, per esempio, sottolinea il rifiuto di una donna (pigra perché non accetta la sua condizione di donna) di filare (metafora di un rifiuto nei confronti di un ruolo impostole dal patriarcato) inventandosi di aver perso l'arcolaio, ingannando il marito e costringendolo così a ricostruirgliene uno nuovo solo per capriccio!

Un'altra fiaba dei Fratelli Grimm è Il Fuso, la Sposa e l'Ago che racconta invece la storia della sarta Silvia, una ragazza povera che grazie ai doni della madrina Celestina (un fuso, una spola e un ago), riesce a realizzare originali abiti e tessuti per tutto il villaggio, senza mai approfittare della sua maestria e bravura.
 
Ma la più famosa è sicuramente la fiaba di Rosaspina, meglio conosciuta come La Bella Addormentata nel Bosco dove si manifesta il motivo per il quale cucire, tessere e filare rappresentano quella oscura essenza del femminile che in tutti i tempi è stata cantata, cioè il passaggio dallo stato di Fanciulla a quello di Donna: tutta la storia della ragazza che al compiere dei sedici anni si punge il dito sul fuso di un arcolaio e cade vittima di un sonno fatale e mortifero, per poi risvegliarsi solo grazie al bacio del vero amore, altro non è che una grande metafora fanciulla che affronta il trapasso verso l'universo della femminilità ancora sconosciuto e insidioso. La bambina deve morire affinché la donna possa emergere. La puntura del magico fuso e la conseguente uscita di sangue, diventa quindi il simbolo di quel passaggio naturale e inevitabile che le donne conoscono bene e che porta a cominciare una nuova vita.
 
LA STREGA COME TESSITRICE

Il modello e l’archetipo delle Moire, delle Parche, delle Norne, secondo me calza a pennello con l’immagine e con il concetto di Strega come Tessitrice e Filatrice.

L’immagine della tessitura, rende i e le praticanti della Stregoneria dei partecipanti attivi nel lavorare il tessuto che compone il disegno della vita.

Riconosciamo l'interconnessione di tutte le cose: persone, luoghi, animali e piante, passato, presente e futuro.

Siamo tutti a pochi fili di distanza dal Sacro e gli uni dagli altri.

Siamo contemporaneamente i tessitori e la tela. Influenziamo la tessitura dei nostri fili e di quelli intorno a noi attraverso un lavoro che è sia fisico che metafisico. Il disegno, l’intreccio nasce da dove siamo stati ed è diretto verso speriamo di andare.

Come Streghe dobbiamo costruire la nostra pratica e la nostra spiritualità sulle radici del passato mentre prestiamo attenzione al mondo vivo nel presente che ci circonda, tenendo però anche un occhio fisso al futuro. Per raggiungere questa visione, dobbiamo accogliere e accettare che probabilmente esiste già uno schema dell'ordito, ma rimaniamo pur sempre noi i padroni dei fili che andremo a tessere continuamente in molti modi diversi e secondo il nostro schema personale.

Come Streghe, il nostro compito è quello di collegare l'invisibile, di riconoscere lo spirito. Siamo i tessitori, i creatori, gli artefici e coloro che hanno il potere di cambiare.

Sì è vero, forse le Moire e le divinità del Fato creano i nostri fili, li curano, ne misurano la lunghezza e li tagliano quando è il momento. Ma io non credo che tutto sia predestinato fino all'ultimo dettaglio. Piuttosto, penso che abbiamo un bel margine di manovra per quello che possiamo fare con le nostre vite.

Come Streghe, possiamo rivendicare il nostro diritto di sederci davanti al telaio con le Moire. Possiamo tessere il nostro disegno in molti modi diversi, pur rimanendo sempre collegati allo stesso telaio, quindi ci sono limiti a quanto possiamo muoverci e cambiare le cose. Ma con la giusta quantità di concentrazione e pianificazione, possiamo allungare e spostare il modello senza disturbare o arrecare danno né allo schema né noi stessi. Ma dobbiamo sempre fare attenzione, perché se tiriamo troppo forte o ci rifiutiamo di fare il lavoro necessario, potremmo rischiare di fare danni trovandoci così costretti a tagliare quei fili magari prima del tempo.

La Strega è quindi allo stesso tempo una praticante e una partecipante all’arte della tessitura e della filatura.

Ecco perché la Strega è una Tessitrice. 

© L’Almanacco delle Streghe